Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu/33

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corse su per il petto e scoppiò in, singhiozzi repressi su la spalliera della carrozza; e poi piansi a lungo.

Quella bestia slombata, quasi di passo e fumando per tutta la pelle, saliva le giravolte del colle fra la neve e il silenzio che incombevano sui campi. Il silenzio della neve! Si udiva solo l’ansimare della rozza e lo scuotersi stridente dei vetri ne’ telai sconnessi. Giungemmo. I quattro cipressi dormivano sotto la neve che li impellicciava, come sentinelle che non hanno più nulla da custodire. La porta d’ingresso a vetri si aprì: mia mamma stessa la aprì e mi accolse ridendo insieme e lagrimando. Mi condusse subito nella stanza da pranzo dove ardevano pochi sarmenti: ma alla rigidezza dell’aria si capiva che da poco tempo era stato acceso quell’etico fuoco. Su la tavola grande e quadrata la tovaglia di lino si stendeva come una candida nevicata, chè tutto il ricco vasellame d’argento e di fine cristallo non c’era più.

Il vento borea della miseria avea spazzato via tutto. Solo in una antica e preziosa terraglia a fiorami azzurri che l’ingorda ignoranza dei compratori dovea aver rifiutata, erano due grap-