Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu/36

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ceva tremar tutta. Io la ricoverai fra le mie braccia ed ella vi si nascose; vi si nascose con quella povera testa grigia che pur profumava di soavità e di un languido fine olezzo femmineo che ricordava la sua giovinezza. Si acquetò infine e ritornò a sorridere e mi ricondusse presso il focolare.

— Tuo babbo — disse con voce oramai pacata e come seguendo un pensiero dominante — era forte sì, figlio mio, ma era troppo gentiluomo. Ma tu sarai forte, forte, forte! nevvero? Tutta la sapienza sta nell’essere forte.

Beppo venne poco dopo a mettere in tavola. — Sai — mi disse poi con un’angoscia mal celata e come colta d’improvviso — non te ne avere a male, figliuolo, ma la cuciniera e la Rosa hanno voluto andare a far Natale a casa loro, ed io le ho lasciate andare: ho fatto male; ma io non pensavo che tu avresti voluto lasciare la tua vita brillante per venire a far Natale con questa povera vecchia di tua mamma. Non è vero, Beppo, che è così?

— Sì, signora contessa — rispose Beppo. Ella parlava quasi io non avessi avuto occhi per vedere e mente per intendere la sua pietosa