Pagina:Panzini - La cagna nera.djvu/92

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e cristallina su la ghiaia. Quella vista mi calmò un poco, e così andando, giunsi che il sole era alto e la campagna deserta, (perchè era domenica), giunsi, dico, presso una grande e famosa necropoli latina. Fra le agavi smisurate si apriva il sentiero che conduce a Pompei. Ci ero stato appunto lo scorso anno, e mi stava nella memoria l’impressione lieta e riposata d’allora. Era una domenica e avea con me cinque o sei dei miei scolaretti più diligenti. Io mi ero preparato a dare alcune spiegazioni; e girando per quei fòri, in mezzo a quei ruderi giganteschi, aveva suscitato così per fantasia, molte e belle immagini di uomini virtuosi e di opere degne. Poi, al ritorno, si era fatto un piccolo asciolvere in una osteriuccia di campagna, sotto una pergola, e fra quei visi freschi di giovanetti intenti a divorare con più devozione che non avessero udite le mie parole, provava uno struggimento di conforto, un desiderio di far bene, di far sempre di più. Ma quel giorno le nobili impressioni non fu possibile di rinnovare. La mente correva per un’altra strada. Le ombre latine e gli spiriti magni quel giorno dormivano il loro sonno immortale; ma vidi per il fòro grandioso, per la