Pagina:Panzini - Lepida et tristia.djvu/195

Da Wikisource.

ANTIDOTUM IMPIETATIS



F

ioriva il tempo di aprile e il cappero e il caprifoglio consolavano di rinate foglie e di ghirlande odorose la desolata vecchiezza del castello.

Questa è la leggenda del castello e me la raccontava sotto l’arco istoriato del torrione un pastore, proprio al tempo d’aprile.

Sopra l’arco sta ancora la gotica scritta Antidotum impietatis, perchè dall’alto della detta torre si apriva un trabocchetto e la gente sprofondava a capofitto e si sfracellava in un sotterraneo, dove anche oggi — assicura il pastore — ci si sente.

Egli cominciò a raccontare;

Al tempo dei tempi quando il vapore non correva giù nella valle e i marinai si arrischiavano a pena di andare a randa a randa lungo la riva del mare, era padrone di questo castello un certo signore che fu chiamato messer Anastagio, che non credeva nè in Dio nè nel dia-