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10 viàggio d’un pòvero letterato

batte ad oriente. Hanno rude ànima e bellìgera mano quelle genti. Essi non prègiano la nostra gentilezza latina: e forse questo dolce mattino geòrgico non li inebria della santità della pace.

Quali pàgine del futuro sono scritte nel quaderno che sta su le ginocchia di Giove?



Io andavo su è giù pel corridòio, io ero il padrone del treno. Non c’era nessuno. Il treno pareva fuggire pazzamente per conto suo, ed io guardavo con la curiosità di un bambino la campagna dai finestrini aperti.

Già albeggiava. Che puro, che ridente mattino! Quali verdure profonde, allineate, ordinate! e qua e là, ampi rettàngoli gialli, formati dalle stòppie del grano, reciso pur ieri. I covoni del grano d’oro si allineàvano a pèrdita d’occhio; e la bianchezza dei buoi si moveva già per ròmpere le stòppie, nella frescura dell’alba. Dolce mattino geòrgico! oh palpitare del lago di Virgìlio!

Quanti sècoli sono, o inesàusta terra d’Itàlia, che tu in lùglio dài tuoi belli esami, combatti le tue buone battàglie!