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NOVELLA IV

Un giovane trivigiano ama la moglie d’un medico, e da lei per paura del marito è nascoso in uno forziere, del quale, doppo mille pericoli trapassati, con grandissimo suo diletto fuora si ritrova.

Fu adunque in Trevigi, e non ha ancora tanti anni che molti non sieno in essa cittá che di cotale avvenimento si ricordano, un giovanetto, il quale, tacendo il suo vero nome per buon rispetto, Benedetto per ora chiameremo, gentilissimo e costumato molto, e sopra modo accorto e valoroso della vita sua. Innamorossi costui ardentissimamente d’una vaga e leggiadra giovene, moglie d’un valoroso medico in cirurgia, detta per nome Lucietta. Era il detto medico uomo di qualche etá, il quale, e per questo e per le molte faccende che egli faceva nell’arte sua, poco sodisfaceva alla moglie; la quale, giovane e fresca, poco rallegrandosi de’ suoi guadagni, deliberò trovar miglior medico alle sue piaghe che il marito non era ancoraché a Parigi adottorato si fosse. E avendo giá a mille segni e a mille pruove conosciuto l’amore che Benedetto a lei portava esser grandissimo, deliberò a quello scovrire la piaga e chiederlene la medicina. Per che subitamente a sé chiamò una sua fante maliziosetta e scaltrita, per sopranome dal dottore sempre Arguzia chiamata per essere cosi ribaldella; e imposele che a ritrovare il giovane n’andasse e gli dicesse da sé, per amor suo, da cui de molti presenti ricevuti aveva, avere operato in modo con la padrona, ch’ella era tutta al suo comando. La ribaldella non badò molto che il tutto a Benedetto fece sapere; il quale il piú avventurato uomo che mai vivesse si tenne, e l’altro giorno, si come Arguzia imposto gli aveva che facesse, sulle ventidue ore alla casa di Lucietta se n’andò, dove per l’uscio di dietro, che