Pagina:Parabosco, Girolamo – Novellieri minori del Cinquecento, 1912 – BEIC 1887777.djvu/82

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cani, sparvieri, buffoni, ruffiani e meretrici; tardi adunque costui avisto e pentito del suo mal governo, deliberò, per la vergogna che egli aveva de’ parenti e degli amici, che qual era stata la sua vita benissimo sapevano, di non voler piú quivi in Brescia abitare, ma vendere una casuccia, che sola gli era restata, e quel poderetto, e altro paese cercare: ma il tutto celatamente fare. Però, datosi a cercar tacitamente, a cui gli parve a proposto fece l’animo suo intendere, ciascuno separatamente pregando che cotale suo pensiero discovrire non dovesse. Né molto andò che della casa e del podere da sette od otto gentiluomini tolse arra, senza che l’uno dell’altro s’avedesse punto, percioché ognuno di loro benissimo gli osservava la promessa di tenere cotal compra fra sé, né dirla ad altri. Avendo costui ricevuto di molti ducati e da questo e da quell’altro per cotal conto, un giorno che a lui parve, della casa e del podere ad uno solo, senza saputa degli altri, libera vendita fece, pensandosi chetamente portarne via agli altri tutti i dinari che per arra ricevuto n’aveva. Ma, cheché se ne fusse cagione, il tutto subito si seppe; laonde il buon uomo prestamente fu preso e posto in prigione, nella quale studiando egli tuttodí se possibil fusse quindi uscirne senza restituire il mal tolto, non conoscendovi rimedio né via alcuna, mandò per uno notaro, suo grandissimo amico giá nel tempo della lieta fortuna, e al quale egli giá di molti beni e di molti piaceri fatti aveva. Costui, ancoraché mal volontieri ci andasse, conoscendo non esservi piú guadagno della prattica sua, pure alla fine si risolse di andarvi e udire ciò che egli chiedeva; e cosi, venutone alla prigione, Tomaso ad una di quelle ferrate fece chiamare, con il quale dolendosi della disaventura, gli dimandò ciò che egli comandava. Al quale rispose Tomaso e disse: — Tu sai, Faletro — ché cosi nomato eia il nodaro, la liberalitá ch’io, mentre ho potuto, ho e a te e a molti altri usata, talmente che da quella condotto al termine sono che tu mi vedi. Io non ti ricordo giá quello che verso di te mi sono dimostrato, perché io voglia che tu me ne renda cambio ora in quello ch’io ti dimanderò; ma si bene perché piú di me ti incresca, onde poi con affetto maggiore