Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. II, 1929 – BEIC 1890705.djvu/56

Da Wikisource.
50 opere drammatiche


il ciel pietoso, che a si bella aurora

segua placido il di, la sera il chiuda
lieta e felice.
Ermete. Ahimè! cotesti auguri
a me sembrano, amico,
effetti del timore, anzi che moti
d’un’alma che ridondi
di soverchio piacer.
Oro. Non mi turbate
con aerei sospetti i bei momenti
di questo allegro di. Folle mortale!
immaginando vai
col desire inquieto
i piacer che non hai:
ma li possiedi appena,
che col vano timor li cangi in pena.
Ermete. So che dal cielo Apollo
i piú gran doni ottenne. I suoi presagi
non falliron giammai.
Oro. Error del volgo
è che da mente umana
si penétri ’l futuro.
Apollo. Eppure il saggio
delle presenti cose
meglio vede e confronta
le diverse cagioni, il corso e il fine.
Quindi la norma ei prende
de’ suoi giudizi, e l’avvenire intende.
Oro. Ma fabbricar che giova un mal presente
prevedendo i futuri?
Apollo. Un’alma forte
non si fabbrica ii mai quando ii prevede.
Ad evitarlo impara,
o indebolirlo almeno: o si prepara
intrepida a soffrir.
Ermete. Se a te presenti
son le cose avvenir, di’, che paventi?