Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/102

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alla mia operetta sta male anche il suo nome. Forse perché è in fronte a un cattivo libro qual è il mio? Questo è ancora da dimostrarsi. Io credo anzi che ci stia bene. Un cattivo libro contro eli lui favoreggia la sua causa e fa onore alle sue opere; e, nominandolo, ne onora conseguentemente l’autore. Inoltre è egli persuaso il padre Branda d’aver fatto una buona e savia cosa, scrivendo i suoi dialoghi, o no? Se si, io l’ho onorato nominandolo; se no, perché gli ha egli scritti? o perché si lagna ch’io gli abbia levato quel velo, sotto il quale egli ha immeritamente biasimato e deriso altrui? Non sa egli che, come scrive un illustre francese, è lecito di strappar dal viso la maschera a colui che in tempo di carnovale se ne abusa? Forse dirá ch’io, faccendolo, ho offesa la sua modestia. S’egli è cosí, io gliene chiedo perdono, e mi rincresce di averlo fatto. Nondimeno, per avere offesa la sua modestia, non mi pare d’aver fatto torto a quel carattere d’onest’uomo, che, com’egli dice, mi professo di avere. «Ma tutto ciò non monta un frullo»: quello che importa si è che io, quando ho a combattere con alcuno, non voglio combatter con ombre. E mi pare una cosa ridicola il credere che chi non pone il suo nome in fronte a’ propri libri il faccia per modestia, quando tutto questo d’ordinario si fa per provvedere al proprio interesse; o perché si teme di non avere scritto cosa degna di lode, o perché si teme di concitarsi de’ nimici, o finalmente per altri simili riguardi. Quest’affettata modestia supporrebbe un’anteriore vanitá. D’altra parte, il non comparire svelatamente col proprio nome è un comodo grandissimo de’ furfanti, i quali possono cosí a man salva offendere impunemente i loro avversari e dire qualunque indegnitá loro piace, senza pericolo d’essere svergognati in faccia al mondo; e l’esporre l’altrui onore senza porre a ripentaglio anche il proprio, è una villana soperchieria ed una manifesta ingiustizia. Credete voi che, se l’autore di quella lettera contro di me, che va sotto nome di uno scolaro del padre Branda, e l’autore di quell’altra infame e sciocchissima colla data di Piacenza contra il nostro Tanzi; credete voi che questi due autori non si vergognerebbono