Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/170

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le pubbliche cose massimamente si trattino, sia parlando sia scrivendo, con quella veritá, nobiltá, giustezza e precisione che conviene alla importanza degli affari, alla gravitá de’ magistrati, alla riverenza del pubblico; cosí sará singolare premura del professore di applicare i sopradetti principi all’arte del dire, e di spiegare poi quelli che sono unicamente propri di essa. Esporrá egli adunque le regole massime ed importanti osservate e lasciateci dai piú eccellenti maestri sopra l’eloquenza, mostrando continuamente come esse abbiano il loro fondamento nella natura medesima della cosa e nell’oggetto di essa, acciocché in questa guisa la tradizione de’ precetti non riesca sterile e noiosa, ma pigli maggior estensione, pienezza ed amenitá dalla filosofia. Ma, siccome i principi e le regole non si rendono mai abbastanza sensibili, né si stampano mai fruttuosamente nell’animo, se non si dimostra l’osservanza di esse in ciò che sentiamo bello, o per tale il giudichiamo, però il professore, esposte brevemente e con precisione le regole, e indicatane la ragione, si diffonderá largamente e di continuo nel far comprendere ed osservare, secondo l’opportunitá, gli esempi piú insigni degli eccellenti scrittori, procurando di sceglier quelli che sono piú accomodati al presente uso dell’eloquenza, relativi alle nostre circostanze di governo, d’economia e di costume. E i maestri e gli esemplari, de’ quali il professore si servirá, non saranno limitati ad un secolo o ad una nazione, ma si vaierá di tutti indistintamente, purché siano eccellenti ed originali. Per questa via il professore, dopo aver trattato dello strumento naturale della nazionale eloquenza, che è il linguaggio italiano, e lattone ben conoscere la natura, la proprietá, l’uso e l’abuso, tratterá della correzione e della chiarezza, che si richieggono nella dizione; della proprietá de’ termini, delia nobiltá, della facilitá, dell’armonia, che si convengono allo stile; e de’ tropi e delle figure e di simili altre cose che formano l’elocuzione: e insisterá massimamente a trattare della scelta, della nobiltá, della veritá ne’ pensieri, del decente e del patetico ne’ sentimenti, del naturale e del grazioso nell’espressione, della