Pagina:Parini, Giuseppe – Prose, Vol. I, 1913 – BEIC 1891614.djvu/230

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delle linee, che ne determinano le forme, tanto piú ci dilettano, e tanto ci sembran piú belli. Dove all’incontro quanto piú dalla rosa si scostano, sia nella dolce vivacitá de’ loro colori, sia nella temperanza delle loro curve, sia nella regolaritá e nella corrispondenza delle graziose loro forme, tanto manco cí piacciono e tanto men belli sono da noi giudicati. A noi rincresce di abbandonar questo genere di piacevoli oggetti, che in noi risvegliano delle idee troppo liete e troppo care e troppo innocenti ; ma il nostro dovere ci chiama piú oltre, e sol ci permette di trattenercisi sopra un altro momento, per fare una osservazione applicabile a tutte le belle arti, e però utile al nostro instituto. Poiché si è parlato di fiori, e delle graziose idee che si possono risvegliar nella mente all’occasione di vederli o di parlare di essi, osserviamo che la rosa, verbigrazia, in veggendola, oltre l’imprimer nella nostr’anima l’idea della sensazione presente, e farvi nascere un sentimento piacevole, può ancora nello stesso tempo eccitarvi una quantitá d’altre idee e d’altri sentimenti, secondo la qualitá dello spettatore considerato come uomo o come individuo. La rosa, anche veduta in distanza, può in noi risvegliare, per esempio, l’idea del grato suo odore, l’idea dei giardini e delle campagne dove suol regnare sopra gli altri fiori, l’idea della frescura del mattino in cui appare piú bella, l’idea della gioventú che se ne suole ornare e di cui essa è simbolo, l’idea della caducitá della nostra vita, quella del mirabile artificio della natura; e cosí può con tutte queste idee e con mille altre simili eccitare in noi mille sentimenti gradevoli, ora dolci, ora patetici, di quella soave malinconia che pone in un temperato movimento il nostro cuore, ora finalmente grandi, magnifici e sublimi, che ci rapiscano sopra di noi. Tutto questo può seguire, e segue difatti, senza che per questo, nell’atto che contempliamo il fiore, lasci di dominare sopra gli altri il sentimento della sua bellezza. Lo stesso accade anche nelle opere delle belle arti; e l’eccellente artefice, oltre il presentare quell’oggetto principale col quale intende esso di dilettarci, studiasi ancora, nel proceder ch’ei fa per le parti del suo tutto, di andare svegliando nella