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DOCUMENTI PARLAMENTARI

Relazione del presidente del Consiglio ministro delle finanze (Cavour) 24 marzo 1854, con cui presenta al Senato il progetto di legge approvato dalla Camera nella tornata del 23 stesso mese.

Sicnori! — L’esposizione dello stato delle finanze risul- tante nelle relazioni con cui ho accompagnato la presenta- zione dei bilanci 185% e 1855, relazioni che giá vi furono, o signori, distribuite a stampa, ha fatta palese alla scadenza dell’esercizio 1854 una deficienza presunta di trenta milioni, che si eleverá a trentacinque milioni circa alla scadenza del- l’esercizio 1858. Nelle circostanze eccezionali in cui siamo egli non è quasi possibile il far assegno sopra il debito galleggiante o sui fondi materiali di cassa per sopperire, anche in modo tempo- rario, ad un tale disavanzo. Le condizioni attuali del credito rendono assai difficili Je emissioni dei Buoni del Tesoro, non ostante l’aumento d’in- teresse loro attribaito, e d’altra parte molte contribuzioni dirette 0 nuove, o riformate, soffrono nella loro riscossione un grave ritardo, a motivo specialmente delle difficoltá che sempre s’incontrano ad attuare imposte nuove e massime in tempo poco favorevole pei contribuenti. A fronte pertanto della necessitá della finanza, il Governo ha stimato dover suo di non indugiare ulteriormente a pro- porre al Parlamento le facoltá necessarie al fine di procurare al Tesoro, mediante un prestito, la somma di trentacinque milioni, con che i servizi dello Stato sarebbere assicurati sino a tutto il 4855, epoca in cui è lecito sperare il pareggio nei bilanci. i Il progetto di legge che ho l’onore di presentare alle deli- berazioni del Senato venne adottato dalla Camera dei depu- fati nella sua tornata del 23 marzo dopo una discussione 80- Jenne, in cui la necessitá del prestito per coprireil disavanzo non venne essenzialmente contestata. Osservavasi bensí, sulla considerazione che si trattasse di provvedere ad una deficienza sui bilanci non ancora accet- tati, che forse fosse bastevole alienare una rendita con cui sopperire si potesse ai bisogni attuali, cen riserva di pensare a tempi migliori e, quando altrimenti non si potesse, alle emergenze avvenire. ‘: Ma a ciò debbesi opporre în primo luogo che il prestito, sia si faccia all’interno, sia si faccia all’estero, non si potrá ne- goziare, nello stato attuale del credito, se non se concedendo ai sovventori lunghe more, per modo che la somma a rica- varsi non resterá giacente nelle casse dello Stato, ma versan- dosi rateatamente, verrá a sopperire alle esigenze dei due esercizi 1854 e 1858; ed in secondo luogo, che l’operazione di prestito debbe essere combinata in guisa da facilitare il concorso dei capitalisti, e quindi sarebbe meno conveniente di farla a piú riprese.

. Ho pertanto fiducia che il Senato, concorrendo col Mini- stero e colla Camera dei deputati, vorrá approvare il pro- getto di legge di cui si tratta.

Relazione fatta al Senato i 9 aprile 1854 dall’ufficio centrale composto dei senatori De Margherita, De Fer. rari, Colla, Ricci Alberto e Vesme, relatore.

Sienori! — Doloroso e difficile incarico incombe al vostro uffizio centrale di riferirvi intorno alla domanda fatta dal mi- nistro delle finanze di essere nuovamente autorizzato a con- frarre un imprestito onde far fronte alla grave deficienza che appare dai bilanci dello Stato. Ma, prima di propervi il suo voto sull’importante questione, l’uffizio unanime protesta che esso, in quante è per dire, non è mosso da motivi nè da passioni politiche, e che, di concerto anche collo stesso mi- nistro delle finanze, sí ora nella relazione, sí poscia nella di- scussione, si guarderá con cura dal trattare la questione da questo lato troppo sdrucciolevole e d’altronde secondario nel presente argomento, il quale intende considerare unicamente dal lato finanziario. Cosí rimossa gran parte della difficoltá, il vostro uffizio procurerá di renderla minore anche sotto l’aspetto finanziario, facendo, per quanto è possibile, parlare i fatti e le cifre; da quanto avvenne finora cercando cono- scere quello che probabilmente avverrá, e adoperandosi, in materia di sí urgente e vitale importanza, di fondare le sue previsioni sui fatti e sull’esperienza del passato, nè pascersi di vane illusioni da essere ancora, con sempre crescente ag- gravio della nazione, dolorosamente smentite in un non lon- tano avvenire. °

Vi si domanda l’autorizzazione di alienare una nuova ren- dita di 2,200,000 lire, che è quanto dire di accrescere i ca- richi dello Stato di eguale somma oltre quella di alcune cen- tinaia di mila lire, necessaria pel fondo di estinzione, epper- ciò di rendere necessario l’aumento di nuove contribuzioni nella proporzione almeno di due milioni e mezzo, onde non proseguire nella fatale usanza di far fronte a gran parte delle annue spese, anche ordinarie, col ricorrere al credito, nè ac- crescere ognora piú per. tal mezzo l’eccedenza delle spese sulle-entrate.

Diceva con molta veritá ed opportunitá un nostro collega che, avanti il ministro attuale, sedette al governo delle fi- nanze, e che tuttora fa parte del presente Gabinetto : «Niun tributo è legittimo, se non è necessario. La necessitá del tri- buto vuol essere dimostrata alla nazione che lo sopporta, provando la convenienza della spesa a cui si vuole applicare e il difetto di allri mezzi. A questo fine il Governo non si tiene pago di presentare all’approvazione del Parlamento i bi-

. lanci annuali, presuntivi e consuntivi, ma di quando in quando

richiama ed ordina, come in uni quadre retrospettivo, i risul- tamenti dei bilanci di vari anni, ne indaga il valore econo- mico e morale, ne paragona le cifre, e quindi, traendo previ- sioni o sieure o molto probabili per l’avvenire, chiarisce a quali sacrifizi debba assoggettarsi la nazione, affine di ricondurre le finanze dello Stato alla condizione normale; sicchè il bi- lancio batta, come dicevano i nostri vecchi italiani, e la spesa non avanzi l’entrata... Riconoscere il male, additare i rimedi è debito del Governo. L’adottarti è rimesso alla prudenza del Parlamento, il qualeîha da pesare nella sua saviezza «se con- «venga lasciar durare piú lungamente una condizione anor- «male, che d’anno in anno peggiora, che semina inquietu- «dine e sospetti, fornisce i malevoli di un pretesto per deni- «grare le nostre libere istituzioni,» non abbastanza da tutti

‘apprezzate entro il paese, pessimamente giudicate col paese

stesso da un gran numero di persone male informate 0 ca- lunniatrici al di fuori.., E quando il Parlamento reputi,