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tersi più tardi, al secolo IV dopo Cristo, e non si ha a credere che sonasse nello stesso tempo che le selvaggie ballate delle legioni di Aureliano1.

La nuova religione ha trionfato. La lirica di Catullo e di Orazio fa ancora sentire i suoi accenti in Ausonio (console nel 379) cristiano di vita e pagano d’ispirazione. Ma già altri inni si levano: quelli di Hilario e d’Ambrosio. Pure anche in essi sopravvivono le forme antiche. E Orazio si sente in Prudenzio. Grandi, soavi, dotti canti quelli di Prudenzio; ma la religione cristiana doveva avere i suoi poeti nelle lingue novelle, non ancor nate. Intanto la terra nascondeva il seme secco, il seme morto. A primavera, i germogli.

                    Così vegeta l’arido seme
               che morì, che fu posto sotterra:
               che di fondo spuntando alla zolla,
               ora pensa la spiga d’un tempo2.

  1. Pag. 374-380. Florus.... Cantilena in Aurelianum.
  2. Pag. 381-393. Ausonius e Prudentius. Vedi a pag. 390, V. 120-123.