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notanetti nel fior dell’età» che nelle thaliai gareggiano con motti cantati all’improvviso1. Si tratta di banchetti, in origine, di soli uomini, di soli giovani; e il convito che facevano lo sposo e i suoi compagni di gioventù nella casa maritale, prima che fosse addotta la sposa2, doveva rassomigliarsi ad essi, come quello che chiudeva l’età spensierata della vita. Ma in altri convivii sedevano uomini e donne; e quando ne uscivano per la città, grida di gioia sonavano per tutto, danzatori turbinavano, splendevano fiaccole; oltre lo squillo dei flauti, s’udiva il tintinno della lira: le donne, sulla porta di casa, guardavano ammirando il corteo nuziale passare3. Ora pensiamo: nel banchetto funebre nacque l’elegia, nel convivio nuziale in casa dello sposo si svolse la poesia iambica, nel convivio nuziale in casa della sposa sbocciò la poesia melica. Il pensiero della morte dominava sul primo; e lo scherno gioviale e spesso amaro, e sempre libero, informava il secondo; l’amore ardeva nel terzo. Ciò, forse, in origine; ma col tempo l’elegia non si associò solo al taphos, sì a ogni convivio; nè comoi furono più solo la conclusione rumorosa di cene in occasione di nozze, ma ogni festino di giovani, rallegrato anche da auletridi e altre donne; e non più solo nelle nozze i giovani si trovarono nel simposio vicino alle giovani. Nei paesi aeolici la donna ebbe

  1. Hymn. H. B 55.
  2. Vedi il canto di Catullo [LXII]; è un’imitazione Lesbiaca.
  3. Σ 491, Hes. se. Herc. 272 e segg. Anche in queste nozze sono i convivii (thaliai v. 284) e le phormigges con le syrigges nel corteo nuziale; nel comos solo l’aulos.