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Note 75

Il cavaliere la mirò con doglia.
«Nei tuoi capelli sempre il vento broglia:
lascia tra i ricci l’erba, il fior, la foglia».
          «Il vento no, non è, mio sire:
          è che nel fieno ho da dormire».
Al cavaliere ansava forte il petto.
«In quel castello, ov’albergare aspetto,
dimmi s’io posso ritrovare un letto».
          «Di piume, io l’ebbi, in quel castello,
          col sire mio sì biondo e bello!».
«Tristo a cui ti fidai nel mio passare!
Mia dolce sposa, io torno a te dal mare».
E si toglieva l’elmo ed il collare:
          e per le spalle, a mo’ dell’onde,
          scorrean le lunghe ciocche bionde.


Per broglia cfr, Div. Com., Par. XXVI, 97:

Talvolta un animal coverto broglia,

e s’interpreta: si muove, si dimena.

Al mo’ di questa riduco anche la prima delle altre due canzoni di Flor d’uliva, sebbene, a dir vero, non ve ne sia gran bisogno:

SANTA FILOMENA

In una grotta in riva della Zena
c’è un vieni e vai, ma che si sente appena...
          gràpari gràpari tra...
Ell’è una donna che tesse che tesse,
          una spola che va che va...

Un drago aspetta, attento, che si spicci;
il giorno sta con gli occhi fissi ai licci...
          gràpari gràpari tra...
Finito ch’abbia quello ch’ella tesse,
          dopo, il drago la mangerà.

Ma, guarda e guarda, gli occhi a sera ei vela.
Ei dorme, ed ella stesse la sua tela...
          gràpari gràpari tra...
Il giorno fa, la notte sfa, chè tesse
          la tela dell'eternità.