Pagina:Pascoli - Traduzioni e riduzioni, 1923.djvu/138

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la statua

E la Minoide di lungi, da l’alga, il dolore ne li occhi
simile a chiusa nel marmo immobile Menade, guarda,
euoe, guarda, ondeggia per gran tempesta di cuore,
senza sul biondo suo capo la morbida mitra di filo,
senza sul bianco suo petto nè un velo leggiero di veste,
sciolte dal cingolo torto le riluttanti mammelle:
tutte le vesti via via giù scivolate dal corpo,
stridula a’ piedi di lei l’ondata le patullava.


ariadna

     Lui non appena fissò curiosa con li occhi la pura
figlia del re, cui vedeva sbocciare la sua cameretta
piena di soavità, tra le blande carezze materne:
come un arbusto di mirto cui nutre con l’onde l’Eurota,
come i colori che suscita e sparge la brezza d’aprile:
ecco non prima di lui declinava l’ardore degli occhi,
che la trascorse una fiamma per tutta la bella persona
dentro, e sentì che pungea le midolle dell’essere il fuoco.
     Oh! Tu dell’anime immote, che dèsti la smania e il dolore,
inviolato fanciullo, che mescoli al dolce l’amaro,
oh! tu regina di Golgo, regina d’Idalio frondoso,
in che procella di flutti gettaste la vergine ardente
che sospirava al pensiero, sovente, del biondo straniero!
e che spaventi e che strette e che gridi nel languido cuore!
e che pallori nel viso, più giallo ed opaco dell’oro!
quando nel fiero desìo di combattere l’orrido mostro,
Teseo voleva la morte od un premio di gloria voleva.