Pagina:Pascoli - Traduzioni e riduzioni, 1923.djvu/94

Da Wikisource.
74 traduzioni e riduzioni

Ilio, il navil degli Argivi, il ritorno dei principi Achei;
e gli narrai dal principio alla fine, a modino, ogni cosa.
Quando poi gli domandai di partire e gli chiesi commiato,
egli non disse di no, ch’anzi a me preparava una scorta.
Diedemi un otre conciato col cuoio d’un bue di nove anni,
e vi legò ben bene le strade dei venti ululanti;
chè dispensiere dei venti lo fece il figliolo di Crono,
che li calmasse o levasse, così come fosse sua voglia.
Nell’incavato naviglio con lucida fune d’argento
l’otre legò, che di fuori non n’esca il più piccolo soffio,
e mi lasciò, da soffiare, la brezza del vento Ponente,
che le mie navi portasse con noi: ma non era destino
che succedesse: fu propria stoltezza la nostra rovina.


sonno in mal punto

Per nove dì noi facemmo cammino, la notte ed il giorno;
quando, nel decimo, in vista ci fu la campagna natale,
e da vicino scorgemmo pastori attizzare i lor fuochi.
Quivi fui preso dal sonno soave, chè molto ero stanco,
chè maneggiavo la scotta sempre io nè ad altro la davo
dei miei compagni, perchè s’arrivasse alla patria più presto.
Ed i compagni tra loro dicevano molte parole
ed affermavano ch’oro ed argento portavo alla casa,
doni che fossero d’Eolo Ippòtade, d’anima grande.
E sussurrava ammiccando qualcuno al compagno vicino:
“Ahimè, come costui è amato e pregiato da tutti
gli uomini, alle cui mura e alla cui terra pervenga.
Molti da Troia si porta tesori bellissimi, parte
sua della preda; ma noi, che facemmo lo stesso cammino,
ce ne torniamo alle case stringendo le mani tra loro,
vuote; ed or ora cotesti gli diede, per ben che gli vuole,
Eolo. Ma dunque vediamo al più presto che cosa gli è questo,