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dieci anni dopo 385

gusto di partecipare a certi spettacoli popolari, senza esporsi alle palle di una rivoltella, o alla lama maledetta di un anarchico. Epperò ci venne fatto, allora, di vedere l’erede del trono d’Italia, mettersi a capo di un numeroso stuolo di giovanotti, intervenendo al corso durante il carnevale, dentro un grande carro artisticamente decorato, rappresentante — se la memoria non ci tradisce — lo Sport milanese; e prendere allegra parte al getto di fiori e dei coriandoli, mascherato come gli altri nell’elegante costume di Jockey inglese.

Dai fianchi di quel carro bellissimo, tutto messo a emblemi di caccia e di corsa, partivano formidabili — ma incruenti — le scariche della mitraglia. In mezzo alle dense nuvole sollevate dai bianchi coriandoli, cadeva giù una grandine di confetti, un diluvio di fiori, da oscurarne il cielo.

E il popolino, che si precipitava a raccogliere da terra quella dolce abbondanza, vedeva allora con vera compiacenza, anzi con gioia, quel principe italiano mescolarsi alle proprie feste, senza ombra di etichetta, e con quella piena e illimitata fiducia che — ahimè! — oggi andò perduta.

Quando il carro del principe Umberto venne a trovarsi sotto al balcone dei principi d’Orleans, fece sosta. Qui s’impegnò una vera battaglia. Quanti canestri di fiori, e di gettoni, si siano da quel balcone vuotati, uno solo avrebbe potuto dircelo: il segretario di casa d’Orleans, colui che poi era incaricato di tirare le somme! — Dal canto nostro, questo solo sappiamo, che per una quindicina di giorni dopo la celebre lotta, ne risentimmo il ricordo nel bicipite infiammato del braccio combattente.



Spente le ultime faci di quel bel carnevale, i due principi francesi dissero addio a Milano, lasciando in chi restava, e recando seco, un mondo di memorie simpatiche e care. Il giovane e brillante duca di Chartres aveva specialmente l’aria molto seccata di dover abbandonare la cupola del Duomo... Le accoglienze oneste e liete — frutto anche della riconoscenza dovuta al bel dragone di Nizza — a lui prodigate dai milanesi... e, chi sa forse, il