Pagina:Patria Esercito Re.djvu/413

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epilogo 395

E nella lapide interna, collocata nella stanza da letto, le altre parole:

IN QUESTA STANZA
UMBERTO IL BUONO
DORMI TRANQUILLO LE SUE NOTTI
FIDENTE
NELL’AMORE D’ITALIA.

Fino dalla prima volta che Re Umberto, dopo tre giorni di dimora, lasciava il Chievo, ci si consigliava di murare un ricordo della reale presenza in quei luoghi.

Lo stesso consiglio ci veniva ripetuto quando Sua Maestà lasciava, nel 1897, la villa dopo un più lungo soggiorno.

— “Se il nostro buon Re tornerà qui per la terza volta, e allora — eliminato anche ogni sospetto di vanità personale — inaugureremo il ricordo!„ — Così si rispose allora.

— La terza volta!?...

Scrivendo queste parole, corre un fremito per tutte le vene.

Chi avrebbe pensato allora.... chi mai avrebbe nemmeno sognato, che del povero Re Umberto, fra quelle pareti, più non sarebbe tornata.... che l’ombra venerata e cara, di cui parla l’epigrafe?!...

Fu solamente dopo l’atroce assassinio — da S. M. la Regina Margherita chiamato, a ragione, il più gran delitto del secolo — che la inauguraziane di una lapide al Chievo, divenne un atto doveroso di gratitudine e di affetto.

Informato della cerimonia il giovane Monarca, figlio di Umberto, fece subito telegrafare, che: — “L’omaggio reso nel futuro alla memoria dell’amato Suo Genitore, nei luoghi dove l’Estinto aveva ricevuto tante e così spontanee prove di devozione, riempiva di riconoscenza il suo cuore di figlio„.

I generali Luigi Pelloux e il conte Coriolano Ponza di S. Martino, ch’erano stati nel 1897 al seguito di S. M. — il primo, come ministro della Guerra, l’altro come aiutante di campo generale — impediti da gravi impegni, scrissero e telegrafarono che: — “Alla cerimonia, che si compiva nel luogo che loro rammentava i lieti giorni trascorsi accanto all’amato Sovrano, volevano essere presenti almeno col pensiero e col cuore„.

Fra gl’intervenuti spiccava la veneranda figura del Vescovo missionario Bonomi, onore del clero e di Verona; contento di essere tornato in tempo dalle terre africane per potere, in qualche modo, rendere un estremo tributo di affetto e di rimpianto alla cara memoria del migliore dei Re.

Allo scoprimento della lapide parecchi furono i discorsi. Subito dopo