Pagina:Pavese - Dialoghi con Leucò.djvu/33

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(Parlano Ermete ctonio e il centauro Chirone).

ermete   II Dio ti chiede di allevare questo figlio, Chirone. Già sai della morte della bella Corònide. L’ha strappato il Dio dalle fiamme e dal grembo di lei con le mani immortali. Io fui chiamato presso il triste corpo umano che già ardeva — i capelli avvampavano come paglia di grano. Ma l’ombra nemmeno mi attese. Con un salto, dal rogo scomparve nell’Ade.

chirone   Tornò puledra nel trapasso?

ermete   Cosí credo. Ma le fiamme e le vostre criniere si somigliano troppo. Non feci in tempo a sincerarmene. Dovetti afferrare il bambino per portarlo quassú.

chirone   Bimbetto, era meglio se restavi nel fuoco. Tu non hai nulla di tua madre se non la triste forma umana. Tu sei figliolo di una luce abbacinante ma crudele, e dovrai vivere in un mondo di ombra esangue e angosciosa, di carne corrotta, di sospiri e di febbri — tutto ti viene dal Radioso. La stessa luce che ti ha fatto frugherà il mondo, implacabile, e dappertutto ti mostrerà la tristezza, la piaga, la viltà delle cose. Su di te veglieranno i serpenti.

ermete   Certo il mondo di ieri è scaduto se anche i serpenti son passati alla Luce. Ma, dimmi, tu sai perché è morta?

chirone   Enodio, mai piú la vedremo balzare felice dal