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1938 127

(come il Leopardi-Stendhal) dalle pagine dei saggisti umanistici che si rifacevano allo stile logico della trattazione.

Le ricerche dei narratori veristi avevano annullato lo stile (insigni Dickens e Dostojevskij) introducendo al mondo delle sensazioni e delle sfumature (Balzac, Tolstòj, Maupassant, ecc.). Era necessario per suscitare il particolare di ogni vita interiore, ma non era stile. L’antiverismo cominciò ad accentuare il timbro comune di tutte le impressioni di una unica coscienza (stili estetizzanti Pater-Wilde, carnalità d’Annunzio, sogneria psicologica Proust, preziosa volgarità Joyce, ecc.) e finalmente lasciò il passo ai ritrovatori dello schema vivente e ritmico che par suscitare i suoi pensieri esprimendoli. Schema, a proposito, già incontrato da qualche antiverista e — massime — da Verga.

Questo è il perché negli stili passati t’interessa tanto il gioco dell’immagine, il passaggio da essa alla realtà, la loro compenetrazione. Presentisci in quei momenti lo stile novecentesco che è un perenne farsi di vita interiore e là traspare nei momenti in cui soggetto del racconto è il legame di realtà e immagine, cioè il farsi di una realtà interiore espressiva. Dico meglio: nei momenti in cui, snodandosi l’immagine, interessa vedere come il suo decorso rifletta, corregga e ricrei il primo termine di paragone, come cioè la realtà narrativa venga stilizzandosi in fantasia.

6 novembre.

Passavo la sera seduto davanti allo specchio per tenermi compagnia...

Naturalmente (e lo provi nell’Eremita) l’immagine non è necessario instaurarla sul come o equivalenti. L’immagine ti si compone anche (è anzi la sola che conti) quando alludi a un’esperienza diversa che giova a finire la figura o la situazione dandole sfondo. Esempio: il mare e la folgore. Ma siamo chiari: questi tratti, nei quali senza smettere di narrare prendi campo e ricordi-approfondisci l’esperienza totale, oltre che descrizione fanno simbolo. Benché quindi siano immagini, nel senso che ricorrono a una parvenza naturale per chiarire una realtà interiore, sono nel tuo racconto