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deri ingenui. Inutile dire che anche questi ruderi e anche i maturi che resistono nella loro maturità, sono egoismo.

La carità non si vede. Quella dei giovani non è ancora carità, appunto perché diventerà uno di questi egoismi, al massimo sui trentanni.

(Tutto questo discorso è un’illustrazione della bella massima del 31 ottobre ’37).

26 novembre.

Mentre dura lo stupore di essere uscito di prigione in paese straniero, vedere andare un altro — già caro — in prigione, e l’idea fissa di questo secondo carcere colorirsi dell’estraneità del paese che mostra, nella nuova solitudine, il volto segreto. Il Genovese altoparla nella sua volgare disinvoltura le strane cose del paese e rilutta e condanna non ricettivo ma esigente e quindi approvatore quando il paese gli cede.

Riprendo il 24 novembre. — La serietà genera l’ingenuità.

29 novembre.

Il senso della cella invisibile genera provvisorietà anche a quell’ambiente umano che accoglie. Chi si fa casa di una cella?

30 novembre.

I) Fare una novella ha due tempi. C’è un’acqua che s’intorbida, ci sono dei gesti violenti, dei sussulti, della schiuma; poi c’è una calma, una passività, l’acqua che trema si fa immobile, dirada, si schiarisce, e tutto traspare impreveduto. Il fondo e il cielo eccoli immobili.

La novella è avvenuta pacatamente, in questo decantarsi d’ogni moto e impurità. Ricordare: è avvenuta pacatamente.