Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/297

Da Wikisource.

certa Mara, parente di Guido, per raccogliere delle more scivolò da uno strapiombo e si fiaccò una spalla. Eravamo saliti, per la solita strada della montagna, oltre il locale della notte, oltre le ultime villette sperdute, in mezzo ai pini e alle rupi rosse, fin sul pianoro dove avevo spiato quel mattino balenare il primo sole. Trasportata la poveretta sulla strada, si capí subito che risalire tutti in macchina non si poteva. Guido, preoccupatissimo, volle distendere Mara che gemeva, sui cuscini. Restava posto per Clelia e due altre che guardarono divertite me e Doro, e finí che tornammo a piedi noi due. Dopo un duecento passi scorgemmo seduta su un mucchio di ghiaia la seconda delle ragazze.

Doro finí in fretta il discorso: — Vivere sempre in mezzo a donne, ecco cos’è.

Quell’altra l’avevano fatta scendere per dare spazio a Mara, che si era davvero rotta la spalla tanto si lamentava. Era toccato a lei perch’era l’unica ragazza della comitiva. — Noialtre non siamo donne, — ci disse imbronciata. — Mara quest’anno ha finito di divertirsi. La riportano a Genova — . Ci guardò, camminando, di sfuggita. Doro le fece un sorrisetto d’accoglienza. Parlarono un poco di Mara e discussero come avrebbe preso la cosa il marito, quell’uomo cosí energico che scappava dai suoi uffici di Sestri soltanto la domenica. — Sarà contento che la frattura sia toccata a sua moglie, — disse Doro. — Finalmente passerà un’estate con lui.

La ragazza — si chiamava Ginetta — fece una risata astiosa. — Lei crede? — disse piantandogli in faccia gli occhi grigi. — Io so che gli uomini ci hanno gusto quando la moglie è lontana. Sono egoisti — . Doro si mise a ridere. — Quanta sapienza, Ginetta. Scommetto che Mara in questo momento non ci pensa — . Poi guardò me. — Ci vogliono i ragazzi o gli scapoli per dir queste cose.

— Io non dico niente, — brontolai.

Quella Ginetta era una bella figliola, che camminava con impeto e aveva il vezzo di scuotere all’indietro i capelli come fossero una criniera. Stava per dire, quando Doro la prevenne.

— Verrà quest’anno Umberto?

— Gli scapoli sono ipocriti, — replicò lei. — Non so, — rispose poi.

— Tu godi tutti gli svantaggi, Ginetta. Sposi uno scapolo che già ti lascia sola. Che cosa ti farà ancora?

Semiseria, Ginetta guardò innanzi a sé e divincolò il capo.


293