Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/309

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Mentre parlavano di Mara, io badavo a intrattenere il mio pensiero, e mi chiesi se Doro intendeva come me quei rimpianti di Clelia e come mai non gli seccava che neanche per me Clelia avesse segreti. Arrivarono intanto anche loro, e dopo le prime parole Guido disse a Clelia che traversando Genova aveva pensato a lei. Clelia gli diede del maligno. Uno scherzo, ma bastò per farmi sospettare che le stesse confidenze d’infanzia le avesse fatte in passato anche a Guido, e la cosa mi andò per traverso.

Dopo cena Guido ci raggiunse alla villa con una certa festosità, portandoci nell’automobile Ginetta. Mentre Doro e Guido discorrevano di faccende del loro lavoro, io stavo a sentire Clelia e Ginetta e ripensavo a quell’uscita di Doro quando scendevamo dalla montagna, che la caratteristica di chi si sposa è di vivere con piú di una donna. Ma era una donna Ginetta? Il suo sorriso aggrottato e l’invadenza di certe opinioni ne facevano piuttosto un adolescente senza sesso. Sempre meno capivo come Clelia avesse potuto da ragazza somigliare a costei. C’era in Ginetta una monelleria contegnosa, rattenuta, che pure a volte le divincolava tutto il corpo. Non certo lei si confessava con gli amici, eppure, guardandola parlare, si aveva il senso che nulla restasse celato del suo fondo. Gli occhi grigi che apriva senz’ostentazione avevano una chiarezza d’aria.

Parlavano di non so che scandalo — non ricordo bene — ma ricordo che la ragazza lo difendeva e se ne appellava a Doro, interrompendolo a caso, e Clelia con molta dolcezza continuava a ripetere che non era questione di morale bensí di gusto.

— Ma si sposeranno, — diceva Ginetta.

Non era una soluzione, ribatteva Clelia, sposarsi era una scelta, non un rimedio, e una scelta che andava fatta con calma.

— Diavolo, sarà una scelta, — interloquí Guido. — Dopo tanti esperimenti che hanno fatto.

Ginetta non sorrise e ribatté che, se lo scopo del matrimonio era la famiglia, tanto meglio averci pensato subito.

— Ma lo scopo non è la famiglia senz’altro, — disse Doro. — È preparare un ambiente per la famiglia.

— Meglio un figlio senz’ambiente, che un ambiente senza figli, sentenziò Ginetta. Poi arrossí e incontrò il mio sguardo. Clelia si alzò per servirci il liquore.

Poi giocammo alle carte. A notte alta Guido ci riportò a casa.


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