Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/327

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— A proposito, — dissi, — non dipinge piú.

— Sarebbe ora, — ribatté Guido.

Ma né Clelia né Doro vennero alla spiaggia quel mattino. Gisella né gli altri non ne sapevano nulla. A mezzogiorno m’impazientii, e approfittando che parlavano di fare una gita in barca, ritornai a vestirmi, e salii alla villa. Per la strada, nessuno. Stavo accostando il cancello, quando sbucarono sulla ghiaia Doro e un signore anziano con panama e canna, che bel bello veniva verso la strada e ascoltava non so che, rispondendo con cenni del capo. Quando fummo soli. Doro mi guardò con occhi comicamente inquieti. — Che succede? — dissi. — Succede che Clelia è incinta.

Prima di rallegrarmi, aspettai che Doro me ne desse l’avvio. Risalimmo il vialetto verso gli scalini. Doro pareva incredulo e divertito. — Insomma, sei contento, — gli dissi. — Voglio prima vedere come finisce, — brontolò. — È la prima volta che mi succede.

Clelia usciva allora dalla camera, e chiese chi c’era. Mi fece un sorriso, quasi con l’aria di scusarsi, e si portò il fazzoletto alla bocca. — Non le faccio schifo? — disse.

Poi discorremmo di quel dottore, che aveva molto parlato di responsabilità e voleva tornare con non so che strumenti per fare una diagnosi scientifica. — Che matto, — diceva Clelia.

— Macché, — sbottò Doro. — Oggi prendiamo il treno e andiamo a Genova. Ti deve visitare De Luca.

Clelia mi guardò, rassegnata. — Vede, — disse. — Comincia la paternità. Comanda lui.

Dissi che mi dispiaceva che dovesse interrompere il mare, ma che insomma era una bella cosa.

— E crede che a me non dispiaccia? — brontolò Clelia.

Doro contava sulle dita. — Piú o meno sarà...

— Smettila, — disse Clelia.

Invece non presero il treno, ma l’automobile di Guido. Doro che mi accompagnò fino in paese, mi confidò di provare una certa ripugnanza all’idea di parlarne in giro, e che avrebbe preferito una lussazione o una frattura. Cianciava con molta volubilità, facendo scherzi di cose da nulla. — Sei piú agitato di Clelia, — gli dissi. — Oh Clelia è già rassegnata, — ribatté Doro. — Mi fa rabbia, quant’è rassegnata.

— Tu non te l’aspettavi?


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