Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 2, Einaudi, 1961.djvu/366

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Io non risposi, camminavo. Dissi a un tratto: — Non tormentiamoli anche noi...

Quando ci fermammo sull’angolo dissi: — Rosetta, lei vuole bene a sua madre?

— Suppongo di sí, — brontolò.

— Perché sua madre gliene vuole molto, — dissi. — ... Guardi i fiori su quell’albero... Sembrano fiocchi di tulle bianco.

Quel pomeriggio rividi Becuccio. Era salito su una scala per attaccare un lampadario e parlammo, dall’alto in basso, della lampada.

Rividi Febo e stavamo sfogliando fotografie nel salone, quando mi accorsi che Becuccio era entrato senza rumore. Mi salí al viso un’ondata di sangue e mi tremarono le ginocchia.

— Che c’è? — balbettai.

Ma Becuccio tranquillo disse che sotto mi cercavano. Era Morelli, con certe signore, che venivano a visitare i lavori. Li misi in mano di Febo e scesi a parlare con gli elettricisti. Ormai da un giorno all’altro poteva arrivare Madame e la valanga dell’inaugurazione staccarsi. Becuccio su e giú per la scaletta mi strizzò l’occhio come a dire «Faccio io». Febo, Morelli e le signore se ne andarono presto, invitandomi a un tè. Dissi di no, che restavo.

Restai per provare Becuccio. Nelle sale vuote, qualcuna in penombra, qualcuna accecante, mi aspettavo a ogni passo di vedermelo comparire davanti. Invece lo trovai sulla porta, che s’infilava la giacca.

— Va a casa, Becuccio?

— Ah è qui, — disse lui. — Prende il vermut?

Andammo al caffè di fronte, dov’eravamo entrati il primo giorno. La cassiera mi guardò come allora. Becuccio raccontava che ce l’aveva su con Febo che, dopo aver fatto rifare i palchetti tre volte, parlava ancora di cambiare la posizione dei fili e rompere gli zoccoli. Becuccio disse che di gente come Febo ne aveva conosciuta da soldato: gli ufficiali effettivi. — Saprà il suo mestiere, — disse, — deve saperlo per forza. Anche quelli lo sapevano. Ma non mi piace la gente che butta via il materiale...

Bevendo il vermut, feci un cenno di brindisi, un saluto con gli occhi, e Becuccio corrugò la fronte e sorrise. No non era un ragazzo.

Cosí, quella sera mi trovai con Momina e Rosetta nelle sale dei


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