Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 2, Einaudi, 1961.djvu/380

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stre, questo sí — , avevamo visto una bancarella e l’uomo in bianco che vendeva torrone e castagnaccio. Poi gruppetti di soldati, di ragazzi che scantonavano vociando in un portone, e davanti al portone Fefé aveva dato un colpetto di tosse. Era largo, chiuso da una vetrata, semibuio, e risentii l’odor di piscio, di acetilene e di fritto che da bambina avevo sentito la sera sotto casa mia.

Nella bettola la Nene già si lagnava che dal suo posto non vedeva la strada. Nessuno di noi vedeva la strada: c’erano perfino le tendine ai vetri. Per osservare quel movimento e gustarlo bisognava stare in piedi al banco e di là sporgersi, guardare dalla porta, insomma muoversi. Il mezzo gobbo e il ragazzo elegante che ci avevano portate nella bettola, se la risero insieme e dicevano con Loris che una buona inchiesta sulla vita può farla soltanto una donna che abbia il coraggio di esercitare. Mariella stava sulle spine. Rosetta taceva un po’ ubriaca, col gomito sul tavolo.

Il padrone volle sapere che cosa bevevamo. Il locale era basso, rivestito di legno, sapeva di vino e di segatura bagnata. A parte la nostra baraonda e i discorsi scemi dei ragazzi, di Loris, era una solita osteria di gente tranquilla. C’era perfino una ragazza dietro il banco, e un soldato le parlava sbirciando noialtri. Da un momento all’altro avrebbe potuto entrare Becuccio.

Invece di rispondere al padrone, i nostri vociavano. Io devo dire che mi vergognavo. Cercavo di cogliere gli occhi di Momina o di Rosetta, di fargli cenno che venissero via. Ma Momina gridava qualcosa, animata, seccata contro Loris. Rosetta non rispondeva alle mie occhiate. La Nene era scomparsa.

Discussero, discussero, volevano il marsala all’uovo, dicevano che in questi casi si prende il marsala all’uovo. La piccolina vestita di raso rideva piú dei ragazzi, li eccitava, chiedeva dov’era la Nene e se aveva traversato la strada. Fosse stato possibile, sarebbe entrata lei coi ragazzi nel portone dirimpetto. Lo disse. Gettò perfino qualche occhiata al soldato.

Io mi aspettavo quel che poi successe. Tornò la Nene. Venne del vino — vino nero, del fusto — qualcuna di noi prese la grappa, prese l’anice, prese la china. Cominciò Loris a dire: — Padrona (alla Nene). Padrona, ci faccia vedere le ragazze. Queste che abbiamo sono porche da poco.

— Che ne sa, — disse Momina tra i denti.

Ridendo e gridando, cominciarono a dire che bisognava pro-


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