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capitolo ventesimo 173

ritata, quella Teresa di cui egli era l’amante, non volle dire ove egli passasse le sere del 13, del 14 e del 15 novembre.

Ma che il Grandoni fosse consapevole della trama per cui Pellegrino Rossi fu tolto di vita non resultò in alcun modo provato — come i lettori han potuto vedere — nelle resultanze processuali. Quindi, come i lettori sanno, lo stesso Procuratore Fiscale Generale non si lasciò prendere al laccio di certe apparenze e di certi indizi che stavano contro il Grandoni e sentì e affermò non essere la istruttoria a carico di lui compiuta e concluse doversi proseguire per la impinguazione degli atti.

L’essere stato il Grandoni, non ostante quelle conclusioni sospensive del rappresentante del Fisco pontificio, condannato a morte dal Supremo Tribunale non poteva mutare e non mutò quelle resultanze: esse rimasero ciò che erano prima di quella iniqua condanna; giuridicamente il Grandoni restò un imputato, un giudicabile di cui, se non era provata la innocenza, non era neppure stata dimostrata la reità.

Ma che egli in realtà fosse completamente ignaro degli accordi notturni presi dallo Sterbini coi sei o sette giovani riuniti all’Osteria del Fornaio a Pipetta, che egli, per conseguenza, fosse innocente può e deve asseverarlo la storia, oltre che per quelle fin qui enunciate anche per le seguenti prove e ragioni.

Respinte ed escluse, perchè immaginarie e false, le rivelazioni dello scellerato impunitario Bernasconi circa le pretese fantastiche riunioni delle sere del 13 e del 14 novembre al fienile di Angelo Brunetti, al Circolo popolare e al Teatro Capranica; annientata, sulla scorta delle testimonianza e dei documenti irrefragabili raccolti in processo, la falsa rivelazione di Felice Neri circa il preteso e fantastico ordine del giorno affisso nel quartiere dei Reduci a piazza San Claudio con cui il Grandoni avrebbe ingiunto ai Legionarii di Vicenza di recarsi in divisa in piazza della Cancelleria la mattina del 15 novembre, dappoichè risultò luminosamente provata non solo la inesistenza di quell’ordine dei giorno — che nessuno vide, che nessuno lesse