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capitolo decimottavo 23

ho voluto e voglio esaminare e studiare imparzialmente e rigorosamente da storico e per la storia, al solo fine di scoprire la verità sull’omicidio del Conte Pellegrino Rossi, quegli atti medesimi.

Il Capitano Galanti, che aveva scovato il Bernasconi per farne in processo l’estrinsecatore del suo programma, doveva essere cultore dei buoni studii e doveva certamente aver letto l’Ebreo di Verona in cui il Padre Bresciani descrive — al Capitolo XV pubblicato nel fascicolo del 15 novembre 1850 della Civiltà Cattolica — un banchetto avvenuto ai primi di maggio del 1848, al quale erano intervenuti il Conte Terenzio Mamiani, il dottor Pietro Sterbini, Federico Torre, Angelo Brunetti, un prelato settario — e probabilmente il Bresciani intendeva alludere a Monsignor Carlo Gazzola — ed altri e in cui si era stabilita la congiura per abbattere il potere temporale dei papi, in seguito alla stupefazione, al dolore, all’indignazione suscitata non già — come falsamente dice il Bresciani — negli animi dei settari, ma negli animi di tutti gli Italiani coscienti, intelligenti, amorosi della patria dalla malaugurata Enciclica pronunciata dal Pontefice Pio IX il 29 aprile.

Ma, ammettendo pure — perchè la storia lo deve obbiettivamente ammettere — che il Papa aveva parlato da Papa e aveva fatto ciò che, nell’interesse della grande e secolare istituzione che egli rappresentava, era suo dovere di fare, uscire cioè dalla contraddizione assolutamente insopportabile fra i doveri di Pontefice dogmatico e quelli di Principe liberale, fra i doveri di Capo di tutta là cattolicità e quelli di Capo di uno Stato italiano, contraddizione in cui, affannosamente, per ventidue mesi, dal giorno della sua elezione, cioè, sino a quel 29 aprile, si era dibattuto, bisogna pure ammettere e riconoscere, per la stessa ragione di obiettività, che gli Italiani, desiderosi anzi tutto di espellere dalla penisola lo straniero, anche senza essere settari, pur essendo moderati, pure amando Pio IX, non potevano non considerare come una diserzione dalla causa nazionale quella storicamente e logicamente fatale Enciclica e non potevano non esserne addolorati e, più o meno, indignati.