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mente la sua? E Virgilio, e Orazio, e Ovidio, e Lucrezio, e Tibullo, e Properzio, e Catullo, e Giovenale, e Lucano. Vi recherò per amore di brevità pochi esempi di alcuni, benché molti ne potessi in ciascuno. Ruba Petrarca a Virgilio e fa sue le affannose cure di Didone, la sua fuga, il parlar rotto, il subito silenzio
Vulnus alit venis, et cæco carpitur igni
E nelle vene vive occulta fiamma.
Incipit effari, mediaque in voce resistit
Più volte già per dir le labbra apersi
Poi rimase la voce in mezzo il petto.
....... Atque in verbo vestigia torsit
Col fin delle parole il passo volse.
Miserere animi non digna ferentis
Miserere del mio non degno affanno.
Così ciò che Orazio dice a Lalage, Francesco va ripetendo a Laura
Pone me pigris ubi nulla campis
Arbor æstiva recreatur aura
Quod latus mundi nebulæ, malusque
Juppiter urget: etc. etc.
Pommi ove il sole occide i fiori e l’erba
E dove vince lui il ghiaccio e la neve:
Pommi ov’è il carro suo temprato e lieve
E dov’è chi cel rende e chi cel serba: ecc. ecc.
Cantò Tibullo sulla sua lira
Et faveo morbo cum juvat ipse dolor
e Petrarca sulla propria
Catullo
e Petr.
Il mal che mi diletta e non mi dole.
In vento et rapida scribere oportet aqua,
Solco onde, e in rena fondo, e scrivo in vento.