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110 MARIO RAPISARDI

è l’ignoranza lacrimevole che essi hanno della nostra storia, della condizione del nostro popolo, della vita insomma e dell’esser nostro: ignoranza gradita alle camorre più o meno politiche e industriali, che ne fan prò; alimentata stoltamente da un branco di novellatori che ci descrivono, per partito preso e per ragion di mestiere, come un popolo di accoltellatori e di bruti; suggellata e quasi santificata dai biciclettisti di una scienza novissima, che ci ha marchiati e gabellati per barbari e condannati a barbarie perpetua. Ma le male arti dei diffamatori, dei calunniatori e dei mestieranti hanno ormai tanto di barba; e il popolo se ne accorge e ne freme. La parola d’ordine «Unione e non unità» si va, dopo quarantanni d’esperienza, facendo strada nell’animo degli onesti; e coloro che ci voglion tenere in perpetua tutela, per dissanguarci a lor comodo, si accorgeranno finalmente che le Provincie meridionali, e la Sicilia in ispecie, non hanno mai tollerato a lungo le male signorie. Ci pensi e provveda chi può.


V. 1

7 maggio 1893.

Alla gioventù italiana armeggiante e cancaneggiante suoni ammonimento e rimprovero la con-

  1. Per l’inaugurazione del monumento ai caduti di Curtatone e Montanara, inalzato il 29 maggio 1893 nell’atrio dell’Università di Siena.