Pagina:Periodi istorici e topografia delle valli di Non e Sole nel Tirolo meridionale (1805).djvu/146

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Oltre gli uffizj ereditarj nelli vescovadi di Trento, e di Bressanone, nelle Pievi di Vigo, Torri, e Tajo hanno de’ sudditi, che vengono chiamati peculiari, ed anche in qualche luogo di là dell’acqua: a C. Thunn appartengono quelli della Pieve di Vigo: esercitano per mezzo d’un Vicario la giurisdizione sopra questi sudditi, ed a’ soli maschi escluse le femmine ogni 19 anni spediscono le rinnovazioni delle investiture di case, e beni stabili, e per questi devono pagare al suddetto castello un annuo canone. Non possono esser alienati, e nelle investiture vengono specificati sotto il nome di beni peculiari, dovendo essi abitar in quelli, ed obbligarsi all’ubbidienza, e fedeltà verso il castello.

Circa l’origine di questi sudditi peculiari, osserva il Muratori, 1 che questa parola peculiari usata da’ Longobardi, e Franchi, è probabilmente originata dall’aver il Padrone incominciato a permettere, che li servi rustici tenessero qualche pecora per conto e guadagno loro, e poi stesa a significare altri emolumenti, ciò si usava per incitar quella gente a divenir industriosa. Godevano li servi l’uso, e l’usufrutto del loro peculio, ma non già un pieno dominio. Si sa che molti di costoro, anche a’ tempi de’ romani, cotanto s’industriavano col proprio peculio, che divenivano facoltosi in maniera di poter col pagamento redimer la propria libertà: bene peculiati, & peculiosi; furono domandati costoro; e lo stesso praticavasi a’ tempi de’ Longobardi, Franchi, e Tedeschi in Italia. Di queste liberazioni, ossia manumissioni, abbiamo documenti nell’archivio del castello dell’anno 1447, e delli 5 Luglio 1490; divenuti liberi questi sudditi peculiari furono offerti alla Chiesa di Trento, ed indi inseriti nelle investiture feudali che si concedono alla famiglia de’ Conti di Thunn da ogni Principe Vescovo.

Ritornando alla Pieve di Vigo, dalla strada del Caussonar cammin facendo si passa un rivo detto Rinasico, che trae la sua origine da’ monti sopra castel Thunn, e va poi a perdersi nel Noce; ma l’estate per lo più è asciutto.

Castelletto è un maso spettante a C. Thunn, e vi si ritrova una coppara.

Finalmente si arriva all’angusto passo della Rocchetta, accennato nell’Introduzione alla Storia. Quì si ritrova un ponte di muro, che serve di comunicazione col quartiere di mezzo, e la giurisdizione di Spor. La casa del dazio deve esistere già da qualche secolo, mentre si ritrova un documento, ossia tariffa daziale dell’anno 1614 diretta alla Rocchetta della Chiusa di Visione: altri documenti più antichi sussistono, ma non leggibili. In fatti può chiamarsi Chiusa, perchè chiudendo la porta del dazio viene levata ogni comunicazione, così stretto è il passo, ed il torrente Noce è sì rapido, che impedisce ogni passaggio. Ciò basti per il quartiere di là dell’acqua.


  1. Dissert. 14. pag. 149. edizione di Milano dell’anno 1751.