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Il libro che usano è il Corano, il libro santo dei turchi, che ogni ragazzo studioso deve copiare e imparare a mente. Un po’ di scritto, di aritmetica e scarse nozioni di geografia, e la istruzione dei ragazzi è completa.

El hamdu Allah! (Che Allah sia lodato!); è una eresia l’imparar molto, dice il Profeta. Tutto ciò che un credente deve sapere, si trova nel Corano.

Ma non è cosa facile d’insegnare neppur quel poco a un ragazzo turco.

«Non far mai oggi quel che tu puoi rimettere a domani» è la massima di ogni turco, e ogni padre turco è, in genere, così indolente, da non poter spinger i proprii figli ad essere attivi.

Quando un ragazzo sa leggere e copiare il Corano come un pappagallo, i genitori sono così alteri di lui, che lo vestono sfarzosamente, e con la nuova copia in mano del libro santo, legata in velluto ricamato, lo conducono dagli amici per ricevere le loro congratulazioni.

Questo sistema di educazione è adottato in tutta la Turchia; ma la necessità di sapere qualcosa di più si fa sentire anche dai turchi, e specialmente da quelli che sono stati all’estero per diversi anni, e ora cercano d’istituire delle scuole meglio ordinate.

Diversi turchi mandano i figli in paesi più civili per essere istruiti, altri hanno a casa dei hodschas (precettori); pochi solamente affidano i ragazzi a maestri o maestre inglesi e francesi; altri poi propugnano la necessità di stabilire pubbliche scuole. Una di queste è Meketeb-i-Soultani, il liceo imperiale di Galata, inalzato al grado di Università.

L’onore di aver fondato quella scuola spetta al sultano Abdul Aziz. L’edifizio consisteva da principio in una ba-