Pagina:Petrarca - Il mio segreto, Venezia, 1839.djvu/148

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i58 | ■ Tacchiudi. E dappoiché dietro costai tanto ti -mostri perduto, che tolga meglio qualsivoglia ingiuria, anziché il più lieve motto che contro le si profferisca, ti si conceda pure di ricolmarla con infinite lodi; e questa tua femminetta, *,senz> alcun contrasto, sia regina, sia santa, sia dea, » E suora a Febo, o delle Ninfe alcuna ». Però la sua virtù, quantunque“ grande, Tion iscema per nulla la tua colpa. P. — Sto a vedere qual nuova accusa mT intenti. A. — Tu non porrai certo in dubbio che le cose, anche bellissime, non sieno da taluno bruttamente amate. P* — A questo risposi più sopra. Terchè se si potesse scorgere la sembianza di quell'amore che è sovrano dell’anima paia, non parila difforme dal viso di lei, che, quantunque molto celebrato da me-, lo è pure assai meno del vero. E costei che m’ascolta può rendermi testimonianza, se nell’amore mio ir'ebbe mai nulla di sconcio o d'osceno; nulla di colpevole, Fuorché il troppo. Ove io avessi saputo porvi alcun modo, non vi sarebbe stata cosa più eccellente di questa. •— Ed io posso risponderti colle parole di Tullio; u tu cerchi misura al vizio )), P. — Non al vizio, ma si all’amore. .1