Pagina:Petruccelli - I moribondi.djvu/103

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Non posso parlare in disteso di tutti i segretarii: accenno. Il marchese Mischi fu ministro a Parma, poi nell’Emilia, poi mandato in Toscana per regolarvi le cose di finanze, quando l’Italia Centrale pareva fondersi. Prima del 1859 il signor Mischi visse lontano dalla politica: dopo vi si tuffò intero; ed è uomo consideratissimo, a causa della sua probità politica e del suo forte e sostanziale sapere in cose economiche, di diritto, e di amministrazione. È eccessivamente timido, onde è che non parla nella Camera: ma negli Uffici sparge molto lume su tutte le quistioni in discussione. Dico lo stesso del suo collega signor marchese Negrotti.

Mi arresto un minuto sul signor Tenca, sesto segretario. Egli fece la sua apparizione nel mondo di una maniera alquanto bizzarra. Egli amava, come si ama a venti anni, una crestaja di Milano, che lo teneva in distanza. Il signor Tenca, dandy caparbio, la perseguitava. Un giorno e’ le tenne alle calcagna, e l’incalzò tanto con propositi, con promesse, con attestati di affetto, e forse con sonetti, che la restia donnina si rifugiò nel Duomo. Ed il signor Tenca dietro. Egli avanza, egli rimugina, egli fiuta in tutti gli spigoli; quella si caccia in un confessionale, e questi dentro con lei. Figuratevi! la damigella grida: la polizia arriva; e la polizia austriaca, non sapendo nulla di queste storie di galanteria e di amore, mette le branche sul giovanotto e lo trascina giù pel Corso, in pieno passeggio. Vedendo questo giovane elegante, tutto azzimato ed attillato, in mezzo agli