Pagina:Petruccelli - I moribondi.djvu/167

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redattore della Nazione di Firenze, uno dei capi del partito democratico della Toscana, oggi ragionevolmente moderato, scrittore elegante e non senza lena; il signor Toscanelli, ex-officiale di artiglieria a Venezia, capo del partito del movimento, giovane ardente e fantastico, molto competente in cose agricole, che pubblicava, non ha guari, un delizioso, spiritoso ed interessante libro sulle cose e classi agricole della Toscana; il signor Castagnola, spirito positivo e colto; il signor Michelini, il decano dei deputati italiani, parlatore intrepido innanzi ai rumori ed innanzi agli sbadigli, che sempre provoca, dotto economista, spirito difficile, costantemente nell’opposizione per gusto, per carattere, per tendenza di mente più che per cuore; il barone Bianchi, avvegnacchè propenda più dal lato del terzo partito che dal nostro; il signor Saracco, oggi segretario generale ai lavori pubblici, uno dei tre, con Mellana e Brofferio, che dopo quattordici anni siedono sempre all’opposizione, avvegnacchè i loro amici fossero passati e ripassati al potere; e Sebastiano Tecchio — il distinto veneziano che è vice-presidente della Camera, oratore e scrittore pieno di forza e di grazia, pensatore all’altezza di tutte le quistioni parlamentari, dirigendo le discussioni della Camera con una destrezza ed una capacità a niun altro secondo. Gallenga disse di lui, con tanta grazia e verità, che sembra un ritratto di quei veneti senatori del suo compatriota Tintoretto, che vive, parla e cammina. Tecchio pende egualmente piuttosto verso il partito di Ratazzi — ed un dì sarà ministro.