Pagina:Petruccelli - I moribondi.djvu/52

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il più intrepido era il mio dotto vicino, signor Turati. La Camera mormorava, e Turati leggeva. Il presidente faceva osservare che si era di già deliberato su quanto il signor Turati domandava, e Turati leggeva. Lo si interrompeva, lo si interpellava, si gridava, si strepitava, si chiamava all’ordine, e Turati leggeva. Gli si versava dell’acqua zuccherata, Turati non beveva, e leggeva sempre. Turati avrebbe letto perfin se la Camera avesse preso fuoco, e non vi fossero restati su i banchi che i calamai — ed il signor Poerio. Il signor Turati, infelicemente morto, i deputati che seguono il suo esempio sono numerosi — anche troppo.

Il signor Proto era, tra gli onorevoli della destra, colui il quale sorbiva con più beatitudine i discorsi del conte di Cavour. Questo deputato avendo lasciato il Parlamento, la sua parte e la sua soddisfazione di benessere è stata ereditata dal De-Blasiis — il di cui cranio lucido diviene purpureo e la pallida figura trasuda scandelle di grasso animale. Per questo deputato i ministri non hanno nome. Sono ministri — unti di Dio avendo una chiave della cassa — ed egli li ammira tutti.

Il conte di Cavour era l’oratore più logico del Parlamento. Il suo posto è ora a prendere, Buoncompagni è il più linfatico. Ferrari il più largo ed il più paradossale. Ondes-Reggio lo più dottrinario. Brofferio lo più drammatico. Massari il più cortese, il più verboso, e sovente il più vuoto. Mamiani il più amplificatore. Chiaves il meno avvocato fra gli avvocati. De-Blasiis il più