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anno di viaggi e di fregarsi con gli uomini di Stato di Europa l’innalzerebbero di cento cubiti. Non basta sapere — ed e’ sa molto — bisogna vedere e toccare. Malgrado ciò, nella sua carriera parlamentare Ratazzi ha avuto dei momenti di una splendida fermezza, di un coraggio che nulla seppe scuotere, sia contro il conte di Revel, sia contro il Gioberti, sia contro il signor Costa de Beauregard ed il conte di Cavour. E il commendatore Ratazzi che fece cacciar i canonici dalla Camera. Il re, che cominciò per non poterlo soffrire, l’ama oggidì e l’onora moltissimo.

Arcades ambo! ambo soavemente teneri dell’egemonia piemontese!

Ratazzi ha le maniere aristocratiche e cortesi. Sempre gentile, sempre benevolo e affabile.

Egli ha dei principii e delle idee fisse. Pendeva un dì, prima dell’ultimo suo viaggio a Parigi, più verso l’Inghilterra che verso la Francia. La Francia era per lui l’incognito. Egli aveva più fede nell’iniziativa dei popoli che nell’impulso esteriore. Ora queste credenze si sono in lui un cotal poco alterate. Ha subito il fascino della Sirena, che chiamasi Parigi. Ratazzi è il ministro dei tempi normali, se è solo: col conte di Cavour, ed anche col barone Ricasoli, e’ sarà sempre il benvenuto — perchè allora egli è l’equilibrio, l’armonia.

Ratazzi ha il tutto amministrativo. Egli ha inoltre del cuore e della coscienza — ciò che in politica non è poi sempre di troppo. È perseverante, severo, imparziale — nè manca di scaltrezza. Quantunque un po’ fantastico, la sua