Pagina:Petruccelli - La rivoluzione di Napoli nel 1848, Genova, Moretti, 1850.djvu/135

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alla tentazione, la corona di gloria sarebbe corona di martirio; e chi sa quanti di loro, adesso che io scrivo, sul gelido terreno della prigione rammentano il magnanimo slancio e leniscono le attuali torture con le speranze dell’avvenire! Nonpertanto, malgrado la preveggenza del partito della polizia, la rivolta acquistava proporzioni imponenti. Ciò spaventolli: ed ordini della corte arrivarono, soffocare incontanente le fiamme. Il d’Errico non rinculò.

Il Comitato dei delegati delle cinque provincie si era radunato per discutere sul piano della campagna che andavasi a cominciare, e scegliere il capo. La seduta principiava, allorchè il presidente prende la parola e dichiara sciolto il Comitato, sciolte le masse armate che nella città agglomeravansi. Un grido unanime, un grido terribile scoppiò allora nella sala: e la parola traditore, mista ad imprecazioni e minacce, fu la sola che si udì. Il d’Errico profitta della confusione, e si salva per correre a toccare dal capitano della gendarmeria la paga del tradimento. Al tafferuglio, nel Comitato, successe il timor panico. Si credettero tutti venduti; e qualcuno della polizia, come il Ricotta, lo Scafarelli, il Manfredi, e sopra tutti tristissimo e vituperatissimo il Branca, mischiati nella folla annunziarono che forte corpo di truppa marciava già sulla città per prenderli nella trappola. La natura delle masse non organizzate è quella di subire l’influenza di tutte le passioni, e barcollare ad ogni vento. Il Comitato poteva bene scegliere un altro presidente, mandare emissarii per assicurare se la soldatesca si approssimasse davvero, spingere arditamente e sopra basi più vaste e più giuste l’opera intrapresa. Ma i delegati delle