Pagina:Petruccelli - La rivoluzione di Napoli nel 1848, Genova, Moretti, 1850.djvu/152

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Il resto dei soldati, alla novella, spaventato dalla vendetta che il fatto doveva provocare, abbandonò le forti posizioni di Maida incontanente e si salvò in Monteleone. I rivoltosi sbrancati si riunivano parte a Nicastro per guardarla, parte a Tiriolo per riformarvi il campo. Quivi dal Ricciardi e dai siciliani ebbero notizia dei disastri di Cosenza. Si sarebbe stato invero a tempo ancora per rannodarsi tutti, e stretti in un corpo tornare sopra Cosenza ad affrontare Busacca, ovvero marciar sopra Reggio, la quale, malgrado gli sforzi di Stefano Romeo, Casimiro de Lieto ed i fratelli Plutino, non si era potuto sollevare completamente, ovvero andare ad attaccare Nunziante. Niente di tutto questo fu accettato da quel poltrone di Ribotti, e poichè il disegno di assaltar Monteleone cominciava a prevalere, costui sparse subito la voce che i regii erano sulla strada di Maida, e che era impossibile resistere: ciascuno perciò si salvasse come potesse. I liberali di Catanzaro si videro allora presi fra due fuochi. Nunziante e Busacca li avrebbero stretti in mezzo. Il campo si sparpagliò: quei di Nicastro per mezzo del vescovo trattarono la reddizione, ed i capi emigrarono; le masse ritornarono ai propri focolari per essere quindi a poco, malgrado i patti e le promesse, carcerate dal governo militare, ed o fucilate o gettate a morire nel fondo di orrende prigioni; i siciliani, senza attendere i vapori che i loro concittadini mandavano, s’imbarcarono sopra legni pescarecci.

E così fu uccisa la rivoluzione di Calabria! I suoi amici, i suoi operatori l’avevano resa impotente: come Desdemona era stata soffocata dal proprio marito. Uomini bravi, uomini onesti, liberi, disinteressati,