Pagina:Petruccelli - La rivoluzione di Napoli nel 1848, Genova, Moretti, 1850.djvu/28

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trade, incognita troppo, incognita a queglino stessi tra cui vive. La donna di quella parte d’Italia è la donna di Oriente. La stessa ignoranza, la stessa riservatezza, lo stesso passare istantaneo dalla mestizia alla gioia, la stessa superstizione, la stessa prontezza all’entusiasmo, lo stesso delirio di piaceri, e quello istinto inquieto che la tormenta e la spinge incessante, la spinge sempre verso la libertà. L’amore è il fondo del suo cuore; ma il movente di questa passione, il paradiso a cui aspira, è la libertà. Questa incognita nella vita riveste per lei i colori più fantastici, le lusinghe più ideali, le voluttà più angeliche, è l’aspirazione perenne su cui tutte le altre passioni vanno a poggiarsi, è la riva a cui tutti gli altri desiderii vanno a morire. Fiera ed indomita come il cavallo di Mazzeppa, ella non sa essere macchiata da ignobili affetti. Ed anche quando è caduta, anche quando vende l’amore per comperare del pane, come una regina destituita sembra fare piuttosto una grazia che riconoscere un diritto. La corruzione è impossente su lei. Allontanata dalla vita pubblica, confinata nelle trivialità delle domestiche funzioni, le compie come un dovere: ma in quell’atto di abdicazione, in quell’atto di devozione alla missione, che una società malata ed egoista le impone, la sua anima nobile trasparisce e tacitamente protesta. Il suo istinto sente l’oltraggio che le si fa gittandola in un grado di subordinazione servile, sente il torto di essere tenuta in uno stato perenne di minorità, ed allontanata da tutte le passioni maschie; e con vigoria maggiore aspira alla libertà. Vi aspira per la via della religione, per mezzo della poesia, per mezzo delle passioni nobili che mostra sentire e comprendere, per la rassegnazione,