Pagina:Petruccelli - La rivoluzione di Napoli nel 1848, Genova, Moretti, 1850.djvu/45

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festava in ognuno. Non pertanto collettivamente pochi s’intendevano, pochissimi osavano confidarsi le proprie speranze ed i propri disegni, abituati qual erano al lungo vassallaggio, ed al sospetto di rinvenire in ogni uomo un agente di polizia. Inoltre le forze del governo magnificavansi di molto, e non mancava chi lo credesse, dal perchè feroce ed inesorabile se n’era sentita pesar la mano per tanti anni. D’altra parte i mezzi di cui potesser disporre i liberali scarseggiavano. I giovani che si accingevano a misurarsi in campo aperto, a traverso tutti i pericoli, mancavano di sperienza e di fortune. I vecchi rivoluzionarii, i quali furon poi con profonda ironia denominati i martiri del 1820, apportavano nel patrimonio comune sospetto, scoraggiamento, pretensioni smisurate, disprezzo per la generazione novella, diffidenza, poca convinzione, nessuna moralità, e qualcuno manifesta malafede. La dissensione cominciò a nascere nel campo dei crociati, quasi prima di formarsi. Il dubbio dell’esito che innanzi non era sorto in alcuno, cominciò ad essere fecondato da un soffio occulto, che si sentiva senza comprendere e senza conoscere donde spirasse. L’avvenire palesò di poi che in mezzo a noi ci era un miserabile, che s’inspirava alla corte e che come madama Lafarge ci avvelenava a poco a poco. Un’ansietà divorante e malaticcia si manifestava a misura che si approssimava il giorno della denunziazione della rottura delle ostilità col governo; sì che fu d’uopo posporre per due volte il periodo. Vi volevano delle armi e si promettevano spesso, ma non si ottenevano mai. Vi volevano dei danari, ma i sacrifizi anche più leggeri trovavano sempre repugnanza, ed ogni giorno producevano la diser-