Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/128

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darsi l’incomodo di comperare il pastorale? In verità, abate, voi farneticate.

— Ma voi non comprendete dunque qual prezzo dimanda quello scellerato dei suoi benefizii?

— Or neh! che dritto avete voi ai servizi di altrui, dimando io? Chi domine siete voi che esigete ch’altri s’incomodi per nulla onde tornarvi gradito? Ma il mondo vive di scambi, mio brav’uomo! Senza la reciprocità della pena e del piacere non vi sarebbe società, quel sere! Io non scorgo nulla nelle proposizioni del R. P., il quale è dei miei amici, che possa offendervi. Ma, infine, se egli mettesse un prezzo al suo favore... per Giove! io lo trovo naturalissimo. Voi potete accettare o rifiutare; non avete il diritto di lamentarvi e d’insultare. Io non so che diavolo venite a fare in casa mia allora.

— Voi sapevate dunque che cosa quel gesuita voleva proporre, consigliandomi di mandare mia sorella a confessione da lui?

— Non lo sapevo, ma come non ignoro che in questo mondo non si fa nulla per nulla, — ex nihilo nihil fit — io ne sospettava un pochino.

— E voi pensavate....

— Ah! gnocchi! voi mi annoiate, l’abate. Perchè andate voi dal barbiere se non avete voglia di farvi la barba? Ma ella è dunque così bella vostra sorella? Ella è così bella che n’è venuto l’acquolina alla bocca perfino al Reverendo Padre?

Don Diego uscì senza salutare. Don Domenico lo richiamò.

— L’abate, disse egli in tuono serio, non fan-