Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il Re prega, Milano, Treves, 1874.djvu/273

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Stato, a me, gli è un secreto di confessione, forse, che voi mi chiedete?

— Giustamente perchè lo so, v’indirizzo questa dimanda. Voi non siete certo nè ministro nè re. Ma voi siete il depositario di tante indiscrezioni, di tante rivelazioni; voi ascoltate tutti i gridi delle coscienze ulcerate o dubbie; voi sorprendete, senza ch’altri lo immagini, tanti pensieri sprofondati nelle sentine dei cuori; voi analizzate tanti fatti che, dai briccioli di tutti codesti echi, potete costruire l’edifizio di cui ho d’uopo per dar la scalata alla sorte.

— Ma tutti quei secreti sono inviolabili, figlia mia.

— Che? voi domandate l’onore di una giovinetta, e voi trovate che vi sia ancora qualche cos’altro d’inviolabile? Voi siete allora infame a freddo, ipocrita, o stolido. Continuate la vostra via, mio Reverendo, ed impiccatevi se mi amate. Voi non mi avrete giammai.

— Bambina, figliuola mia, riflettete....

— Basta. Questa conversazione mi ha di già prostituita. Io mi fo orrore a me stessa del linguaggio che tengovi, delle questioni che mi pongo da ieri in qua. L’angelo della mia fanciullezza mi ha abbandonata, dopo che io sono a dibattere il modo della mia infamia. Non è dunque abbastanza? Voi gustate dunque la contaminazione della mia anima prima di pascervi del mio corpo; che insistete tanto ancora sul mercato? Partite. Che non vi vegga più giammai. Io riferirò a lady Keith il vostro messaggio, e.... siate maledetto, voi che avete, il primo, deflorata la mia innocenza.