Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/261

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— Mi sono difeso.

— Allora confessi?

Il cancelliere scrisse ancora: “Malora ai processi!„

Il colonnello risponde, il commissario continua.

— Confessa ora le cause di questo duello.

— Non ne conosco nessuna.

Il cancelliere scrisse: “Al bosco, alla bruna.„

— Menti, gridò furioso il commissario. Non si batte in duello come si fuma un zigaro. Quando se ne ha uno, si sa bene perchè.

— Signore, rispose il colonnello con calma, il verbo mentire non esiste nel dizionario della mia vita. Io non ho mai mancato al sacramento dell’onore.

— Ah! eccolo là, che fabbrica ora un ottavo sacramento, come se i sette della Chiesa non bastassero al dogma cristiano. Per questa sola eresia meriti le galere.

Il cancelliere scrisse domanda e risposta, così: “Senti non si tratta di vitello, nè d’allume, nè di zigaro. Quando se ne ha uno, lo si tiene per sè. — Signore, il verbo si fa sentire nel santuario della mia vita ed io non gli ho mai marcato un sentimento di orrore.... Ah! eccole che fabbrica un ottavo supplemento, come se gli insetti della chiesa non mangiassero il dogma cristiano.„

L’interrogatorio continuò su questo tono. Quando fu finito, il commissario lo firmò ed inviò il colonnello a Santa Maria Apparente, la peggiore di tutte le prigioni della polizia.

In questo mentre Ondina otteneva a Parigi,