Pagina:Petruccelli Della Gattina - Il sorbetto della regina, Milano, Treves, 1890.djvu/319

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assai confusa; se potrò darle il piacere che lei attende da me, ne sarò molto felice.

La regina se la fece sedere accanto con molta semplicità e le indirizzò qualche domanda sui parenti e sulla vita di lei. Ondina rispose con convenienza, vale a dire, velando molte cose. Si presero dei rinfreschi. Poi la regina condusse Ondina in un piccolo salotto addobbato di raso azzurro a strisce bianche, ov’eravi un magnifico pianoforte viennese.

Volendo dare alla riunione un’aria d’intimità, Sua Maestà non aveva neppur fatto venire un accompagnatore. Una dama di compagnia, che suonava benissimo, assunse quest’ufficio e si pose al clavicembalo.

Ondina chiese alla regina quale musica preferisse, e che maestro le fosse più gradito tra Bellini, Rossini, Donizetti, Mercadante, Ricci e Raimondi.

— Tutto ciò e nulla di tutto ciò. Amo ciò che è bello e melodioso e tenero. Una musica che è altra cosa che dolcezza e malinconia può esser bella, ma la non è che del suono ingegnoso. Anche le Amazzoni erano belle, ma desse non eran donne.

— Ho fatto bene, allora rispose Ondina, a non portare carte di musica. Una musica dinanzi ad uno zibaldone mi sembra tanto ridicola, che non saprei cantarla senza ridere e senza smarrirmi. Ho là un repertorio intero, continuò essa portando la mano alla fronte, e ancor più in là, soggiunse, mostrando il cuore. Vado dunque ad aprir le cateratte: quando sarà troppo, Vostra Maestà mi ordinerà di tacere.