Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/315

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un’arguzia presso a poco su quel garbo — rispose il marchese. Io me la feci condurre a casa e la feci ricevere da’ miei palafrenieri.

— E che diss’ella, la vostra ballerina? — dimandarono le tre donne di una voce.

— L’era una piccola sciocca. Rispose: «Che io la trattava poi troppo come la marchesa!»

— Ebbene — continuò Morella — lord Warland è stato più eteroclito di voi tutti. L’indomani, due commissionari si presentarono ad Ines e le rimisero una larga cassa da parte di uno straniero, all’albergo Meurice. Voi comprenderete che non si rifiuta una cassa sì autenticamente listata. Ines sollecitò a farla aprire, e che vi trovò?

— Ma! milord in cioccolatte — sclamò Fernandina.

— Un maiale! disse Morella.

— Vivo.

— Pelato come un uovo, in camicia da notte, porgente un viglietto profumato da una zampa, nel quale milord aveva scritto: «Eccomi qui, sotto una forma che deve piacervi. Amatemi, mio cuoricino. Arturo

— E che fece Ines? — sclamarono le due donzelle ad un tempo.

— Che? la fece venire schietto schietto un salsicciaio, gli vendè la bestia per 200 franchi, e rispose: «Sì, milord, io vi adoro sotto questa forma. Prendete un poco più di lardo e venite ogni giorno.» Milord non vi tornò più.

— Perchè Ines andò da lui — osservò il Turco.

— Sotto quale forma? — dimandò il marchese.

— Dell’innocenza, perdinci! — replicò Morella.


Il pranzo terminato, Morella alzossi e disse:

— Adesso, signori, io sono la sultana qui, e cesso di essere l’anfitrione. Lasciatevi manipolare senza obbiezione, ed obbedite.

Ella tirò allora una corda di campanello, e nel medesimo tempo una fanfara invisibile scoppiò.

Accompagnò quindi i tre gentiluomini verso un uscio, e li fece entrar di quivi — mentre ella e le altre donne si dirigevano verso una porta di rincontro.

Un’ora trascorse.