Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/35

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amò dei sensi e del cervello; giammai del cuore. Ed ecco perchè non commise mai sciocchezze, a causa di passione. La donna, secondo lui, rappresentava in società l’ufficio della moneta nel commercio: era un segno mediante il quale si scambiano i servigi sociali — lo scopo, l’intermediario, il salario di tutta la vita. Desiderò dunque la donna, se ne inebbriò, e la spese assolutamente come un pezzo d’oro. La ricevè, valutandone la somma di piaceri che la conteneva; la lasciò, senza rimpianti; la barattò, all’occorrenza.

Non avendo alcuna convinzione, non avendo alcuna tendenza elevata, il conte Gennaro di Nubo non poteva avere alcuna fissità nella vita. Era un eterno viaggiatore annoiato oramai di viaggi, stanco, spossato dal lavoro, dall’età, dalla sazietà. Cominciava perciò a sentire il bisogno di riposo. Ma e’ non aveva trovato ancora nè il ramo, nè la nicchia dove avesse a riposare. Gli mancava quella calma dell’anima che addimandasi confidenza — senza la quale non vi è amicizia, senza la quale non vi è amore, nè famiglia possibili.

Egli spezzava la corrente magnetica che affluiva verso di lui. La sua potente intelligenza abbracciava e vedeva tutto; ma era il polo negativo contro il quale le fascinazioni della vita andavano ad infrangersi. Egli analizzava le tenerezze; indovinava le affezioni, come roba da chimica; e l’incantesimo si dissipava.

Sentendosi per il suo forte organismo della specie dei divoranti — come il leone, l’aquila, il boa — e’ non ebbe più mercè per i deboli. L’istinto è la fatalità degli esseri organizzati; e’ gli lasciò libero corso. Le vittime non lo commovevano più. Lo stesso delitto punto non l’arrestava. Ma la distruzione sgustollo alla fine, e lo usò.

E’ provò allora, nella sua coscienza crepuscolare, una specie d’inquietudine che si avrebbe potuto dire un dubbio. Fece sosta un istante, misurando di uno sguardo l’orizzonte intorno intorno, onde orientarsi ed assicurarsi della via. Poi si rimise in cammino.

— A che pro’ derogare? — pensava egli — La linea retta non è la linea della natura. La linea retta è la più lunga, è la più monotona. La natura ama la curva. Se l’uomo segue dunque la linea della natura — e quella