Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/55

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à una — andare al mercato, portare delle toilettes modeste, e mettere da banda un po’ di gruzzolo per i giorni di non lavoro, par i figliuoli — che capitano checchè si faccia per evitarli. Che sono, al postutto, tutte codeste follie della vita elegante? Tu le conosci pure. Tu le ài gustate, tu le ài divise con le duchesse e con le ambasciatrici. Quantunque un ex-zingara, tu devi esserne sazia, stufa. N’è vero, figliuola mia?

— Mica poi tanto! — sclamò Regina, sospirando.

— E tu ài torto. Tuo marito vive nobilmente della sua penna — lo riconosco, avvegnachè non l’ami. Ma il tempo della penna è passato. La Francia muore d’un ingorgamento di lettere. Mr. Guizot vi metterà ordine — e farà bene. Meno scienziati, e più sensali e agenti di cambio! Tu mi costavi dodici mila franchi l’anno. Adesso...

— Non ve ne costerò che sei mila... — susurrò Regina, carezzante.

— Mille grazie. Io mi riformo. Metto poste alla cassa di risparmio, per la vecchiaia — come le cuciniere. Chi sa che può avvenire? Prendi dunque il bruno del passato, e rassegnati.

— Io mi tedio a perirne.

— La gloria non ti basta, dunque, eh!

— La gloria è del sesso femminile, dottore. E poi, dessa è a mio marito.

— Non vi siete voi dunque mica maritati col regime della comunità? Egli ti celebra pertanto, nei suoi romanzi.

— Ebbene, sì. Egli mi à ultimamente collocata in un soffitto. La sua Regina è bella... ma abita il sesto piano sul mezzanino. Io l’avrei preferita in un palazzo. Mi capite?

— Il sesto piano è l’olimpo dell’amor vero. Non l’abita chi vuole.

— Si ama benissimo anche al primo piano, m’immagino.

— Ami tu tuo marito?

— Che domanda! l’avrei sposato senza ciò?

— Un milione di gaudi, allora. Un tugurio... ed il suo cuore!...

— E poichè vi siete, soggiungete: e sessanta mila lire di rendita!

— Io conoscevo un certo Svedese che ne possedeva trecento mila.

— Codesto, è storia antica... passiamo.