Pagina:Petruccelli della Gattina - I suicidi di Parigi, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/82

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«Quarto giorno.

«Identicamente come il secondo giorno. Solo, il cocchiere del viale Gabriel l’à riconosciuta e le à aperto lo sportello senza dimandare il motto di passo.

«Quinto giorno.

«Uscita alle due, in veste bleue chiaro, à volants, cappello di peluche bleue, mantello di velluto nero. Una vettura, alla via Blanche. Comprato dei fiori, alla Chaussée d’Antin. Poi, come al secondo ed al quarto giorno, è andata al n. 97 nella via d’Amsterdam. È restata quivi. Alle sei, il coupè à portato via lo stesso signore — che è il principe Alessandro di Lavandall. La palazzina à un’altra uscita nella via di Clichy, n. 69.»


Leggendo questo infernale processo verbale, Sergio divenne eccessivamente pallido: e’ si sentiva svenire. Lo rilesse, per avere il tempo di rimettersi.


Avrebbe voluto parlare all’agente che aveva seguito sua moglie, per volgergli mille quistioni sul portamento e l’aria di lei; informarsi se l’era gaia, se l’era sollecita, se sembrava abbattuta, ed altro, ed altro ancora. L’agente non era lì. E d’altronde, per sistema, madama Goupil nol metteva giammai in confronto con i suoi clienti, onde scansare i disordini possibili, cui una conoscenza reciproca poteva poscia occasionare.

Sergio pagò le spese straordinarie ed andò via.

Ne sapeva già abbastanza. Tre volte, in cinque giorni, dal principe di Lavandall, in quella palazzina cui tutta Parigi denunziava come il Parc-aux-Cerfs di sua Eccellenza!

Quando rientrò, all’una del mattino, egli andò ad abbracciare sua moglie, come di uso, ma non fermossi a lungo nella camera di lei. Pretestò un furioso mal di capo per andare a riposare nella sua propria stanza. Pertanto, non coricossi. Passeggiò la notte intera.

Egli giudicava sua moglie!

Alle cinque del mattino, agghiadato a mezzo, Sergio si annicchiò sotto le coverte. Ma il sonno non venne. Nondimanco, egli era calmo oggimai. Aveva preso una risoluzione.